
Se vi chiedessi qual’è la più frequente causa di perdita di un dente, probabilmente rispondereste “la carie!”.
E il motivo è che, inspiegabilmente, si è sempre parlato tanto (a scuola, in famiglia, nei media) di carie e molto poco di parodontite.
La parodontite è la prima causa di perdita di un dente, quantomeno se si considera la popolazione adulta dei paesi industrializzati.
E non riguarda soltanto chi ha perso un dente!
In forma più o meno avanzata, 4 italiani su 10 ne sono affetti, e la percentuale aumenta sensibilmente (fino al 60%) se si considera soltanto la popolazione adulta. Questo significa che se siamo adulti, è più probabile che abbiamo qualche forma, più lieve o meno lieve, di parodontite piuttosto che no!
Si tratta quindi di una malattia molto comune e, nelle sue fasi avanzate, piuttosto invalidante.
Ma che cos’è la parodontite?
E’ una malattia cronica che colpisce i tessuti di sostegno del dente (il parodonto) ovvero gengiva, osso e legamento (quel microscopico legamento che connette la radice del dente all’osso in cui è stabilmente inserita) e consiste nella progressiva distruzione dell’attacco gengivale e dell’osso di sostegno fino a che il dente, avendo perso buona parte dell’osso intorno alla propria radice, comincia a muovere.
Fig.1
Naturalmente tutto questo non succede dall’oggi al domani: non solo la parodontite può essere suddivisa in più stadi, ma il primo stadio della parodontite è a sua volta l’evoluzione di una gengivite – l’infiammazione della gengiva causata dalla “placca batterica” (v. sotto) – che non è stata diagnosticata e curata.
Questo significa che è possibile prevenire la parodontite curando – o, ancora meglio, prevenendo! – la gengivite.
E che cos’è, allora, la gengivite?
La gengivite è un’infiammazione del margine della gengiva riconoscibile dal fatto che in determinate situazioni (ad esempio durante lo spazzolamento dei denti) può sanguinare.
Se quindi quando ci laviamo i denti troviamo un po’ di sangue è possibile che qualche dente abbia la gengiva infiammata.
Se l’infiammazione è recente, probabilmente sarà confinata nella sola gengiva marginale e potrà essere curata completamente e definitivamente dal dentista, ad esempio con una seduta di igiene, “riazzerando” il rischio di sviluppare la parodontite.
La parodontite è una malattia ereditaria?
La parodontite non è una malattia genetica. Può esserci una predisposizione genetica, quindi una maggiore probabilità (e non la certezza!) di malattia dovuta ai geni che abbiamo ereditato, e questo è vero soprattutto per le forme gravi di parodontite.
Questo per dire una cosa molto importante: se i nostri genitori o i nostri nonni hanno avuto la “piorrea”, così si chiamava un tempo la parodontite, non necessariamente ci ammaleremo anche noi!
La causa principale della parodontite infatti non è genetica, ma è legata ad abitudini igieniche orali che possiamo modificare.
E allora perché vengono la gengivite e la parodontite? E come si manifestano?
Abbiamo detto che la parodontite costituisce l’evoluzione di una gengivite non curata, tanto che si può parlare genericamente di “malattia parodontale” per indicare l’insieme delle due patologie. E la malattia parodontale, quindi sia la gengivite sia la parodontite, è causata dall’accumulo di placca batterica tra il margine della gengiva e il dente.
Mi spiego meglio.
Fig. 2
Come si vede in fig. 1 e più nel dettaglio in 2, la gengiva è attaccata al dente tranne che al livello del bordo gengivale, cioè il margine della gengiva in realtà per i primi millimetri (1-3 mm) è leggermente scostato dal dente per delimitare quel piccolo spazio invisibile tra dente e gengiva chiamato “solco gengivale”. Se in questa zona i batteri, che normalmente abitano tutte le superfici della bocca, si accumulano eccessivamente fino a formare una patina visibile e rimovibile ad esempio con lo spazzolino – la “placca batterica” -, il margine gengivale si infiamma (gengivite), diventando più facile al sanguinamento.
Se questa situazione perdura nel tempo, i batteri presenti nel solco gengivale cominciano a proliferare in profondità e a “erodere” l’attacco gengivale sulla radice del dente che sta subito sotto il solco gengivale: il solco quindi diventa più profondo (4-5 mm o più: vedi fig. 1, tasca profonda), e da fisiologico diventa patologico – la “tasca” parodontale -, patologico non solo perché è il risultato della distruzione dell’attacco gengivale ma anche perché, se le setole di uno spazzolino puliscono efficacemente una gengiva con un solco fisiologico, non riescono più a pulire efficacemente una gengiva con un solco troppo profondo.
Questa perdita di attacco gengivale è il segno tipico della parodontite.
Di pari passo con la distruzione dell’attacco gengivale procede quella dell’osso di sostegno del dente (vedi fig. 1), che avviene ad opera del nostro stesso organismo per allontanarlo dai batteri della tasca e fare spazio alle nostre cellule infiammatorie impegnate ad arginare la placca batterica soprastante.
In assenza di terapia, sarà il progredire di questa perdita ossea a portare alla mobilità e perdita del dente.
E veniamo a come si manifesta la parodontite.
Premesso che la parodontite agisce tra la radice del dente e la gengiva e che quindi, soprattutto nelle sue fasi iniziali, può non essere evidente se ci guardiamo allo specchio (ma certamente è diagnosticabile dal dentista!), possiamo dire che segni della parodontite possono essere un rigonfiamento e arrossamento della gengiva marginale, sanguinamento gengivale allo spazzolamento, una retrazione della gengiva (e conseguente parziale esposizione della radice, con il dente che quindi appare più lungo) e comparsa di “triangoli neri” – ovvero dei vuoti – tra due denti vicini, e negli stadi più avanzati la mobilità e lo spostamento del dente (può spostarsi di lato se manca il dente vicino, oppure, tipicamente nei settori anteriori, può sventagliarsi in avanti a causa della forze muscolari della lingua).
Riassumendo:
– l’accumulo di placca batterica tra dente e margine gengivale (igiene orale non sufficientemente efficace) può causare gengivite (gengiva, eventualmente arrossata, facile al sanguinamento durante lo spazzolamento)
– se il dentista interviene tempestivamente la gengiva può guarire del tutto
– se il dentista non interviene tempestivamente quell’accumulo di placca può aumentare e causare distruzione dell’attacco gengivale e successivamente anche dell’osso di-supporto del dente (si forma la “tasca” parodontale, si instaura la parodontite): ciò può portare nel medio-lungo termine, in assenza di terapia, alla mobilità e perdita del dente;
– sanguinamento allo spazzolamento, gengive arrossate o retratte, denti allungati, spazi vuoti (“triangoli neri”) tra due denti contigui, mobilità e spostamento dentale sono tutti segni di probabile parodontite.
Attenzione però! Qualche volta una bocca apparentemente sana può nascondere una parodontite anche già avanzata! Questo è vero soprattutto nel caso di gengive naturalmente spesse, meno inclini a retrarsi, che più facilmente possono nascondere una tasca parodontale.
Vedremo nel prossimo articolo come la parodontite può essere diagnosticata e curata.